«Nell’atto di strangolarla mi venne un piccolo rimorso e stavo per lasciarla, ma pensando alla madre mia ed al pericolo di essere scoperto la finii e la lasciai cadavere»
Tenchelle. L’omicidio di Maria Segato.
On-line il video realizzato dagli studenti dell’IPSIA Galileo Galilei
Nell’anno scolastico appena concluso l’Archivio di Stato di Vicenza ha attivato una convenzione con IPSIA Galileo Galilei di Castelfranco Veneto volta alla progettazione e realizzazione di un video che ricostruisce l’omicidio di Maria Tenchelle, documentato in un fascicolo processuale della Corte d’Assise di Vicenza del 1882.
I fatti:
7 luglio 1882, ore 4 ½: lungo un sentiero appartato sotto Monte Berico, nei pressi di Villa Guiccioli, Giovanni Padovan scopre il cadavere di una donna col viso coperto da un fazzoletto, avverte i carabinieri. Insieme ai carabinieri si recano sul posto il giudice istruttore e il medico legale, che constata che la morte della donna è avvenuta per strangolamento.
Fatte investigazioni identificammo che il cadavere era di certa Segato Maria fu Francesco, d’anni 60, detta Tenchelle, donna di casa, da Vicenza, moglie di Paiusco Luigi fu Giovanni d’anni 52, falegname.
Quindi sequestrammo
– un pezzo da 10 centesimi in rame che si rinvenne sotto il cadavere a terra
– una chiave che teneva nelle tasche della veste
– un anello di metallo che aveva in un dito della mano sinistraDalle prime informazioni raccolte si viene a sapere che la Segato era nota per praticare arti magiche, stregonerie, lettura di carte e simili. A confermare le informazioni gli oggetti sequestrati nel corso della perquisizione in casa della Tenchelle:
– un mazzo di carte
– alcuni denti umani
– una lettera con dei capelli
– due piccoli peperoni
– un pezzetto di marmo«Oggetti che lasciarono travedere come la Segato fosse a parte di intrighi amorosi e facesse l’arte dell’indovina come tutti asseriscono».
Le indagini volte ad individuare l’assassino sono brevissime. La Tenchelle è stata vista la sera prima mangiare e bere insieme a un giovane all’osteria di Monte Berico, diversi testimoni indicano il nome del sospetto: Riccardo Valente da Vicenza d’anni 20.
«Il sospetto gravissimo dunque sta sopra il Valente, ed il motivo deve essere questo: Costui ha la madre gravemente inferma la quale si consultava colla Segato. Quest’ultima non essendo riuscita a guarirla, la predetta Valente madre si consultò con altra donna la quale le disse esser stata rovinata dalla Segato stessa. Ieri il Valente Riccardo venne a casa e saputo il fatto avrebbe consumato l’assassinio».
Valente viene arrestato alle 5 del pomeriggio del 7 luglio mentre si trova in casa di parenti a Thiene. Portato in carcere si dichiara colpevole già nel corso del primo interrogatorio:
«Ieri mattina verso le ore otto andai alla casa di mia madre, la trovai inferma gravemente. Avevo avuto assicurazione da un’altra donna che la causa del suo male inguaribile fossero le stregonerie di certa Segato Maria, fattucchiera perfida che fa il cosiddetto giuoco delle carte. Questa fattucchiera difatti è nemica acerrima di mia madre perché il defunto mio padre Giovanni era bello di persona e la Segato desiderava la morte di mia madre per amoreggiare con lui. Mia madre mi disse un’altra volta che aveva trovato nel pagliericcio una ghirlanda di piume e molti aghi in mezzo. Trovò sempre altri indizi della sua nemica e morirono in casa mia prima un fratello, poi il padre e finalmente un altro fratello ed oggi la mia genitrice è uno scheletro. Ieri verso le tre pomeridiane trovai la Segato Maria al Carmine, mi salutò e mi disse che mia madre sarebbe certamente morta.
“Quanto a te se viaggerai sarai salvo, e presto ti ammoglierai”
Mi pregò di pagarle da mangiare e da bere e mi promise di farmi il giuoco delle carte sull’inferma mia genitrice. Io la invitai di venire meco all’osteria della Bregadina al Monte Berico. Arrivato colà le pagai un po’ di prosciutto, pane ed un litro di vino. Quindi per persuaderla ad uscire e scostarse dalla strada la accarezzai facendole sperare che l’avrei baciata volentieri, ed essa accondiscese. Giunti al primo boschetto da sinistra infilammo la stradella e fatti pochi passi in luogo occulto essa si adagiò. Mentre si aggiustava in terra io la presi con entrambi le mani e la strangolai.
Nell’atto di strangolarla mi venne un piccolo rimorso e stavo per lasciarla, ma pensando alla madre mia ed al pericolo di essere scoperto la finii e la lascia cadavere».
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Oggetti sequestrati nel corso della perquisizione in casa di Maria Segato detta Tenchelle:
«un mazzo di carte»
ASVi, Corte d’Assise di Vicenza, 1882; rep. 5448 n. 2.
«Simili donne malefiche mettono tre carte in terra, vi collocano sopra un cuore di pollo estratto da un pollo vivo con degli aghi in croce, voltano i quadri dei santi che fossero appesi alle pareti, proferiscono un turbine di bestemmie e per questa guisa riescono ad ottenere dei dialoghi con Satana e dei prodigi per di lui influenza»
Le indagini svolte nei giorni successivi sono quasi tutte volte a conoscere la fama della Tenchelle e a capire che tipo di pratiche magiche esercitasse. Le testimonianze ci raccontano un pezzo di società vicentina che in quegli anni è ancora fortemente suggestionata da credenze e superstizioni legate alla magia e al sovrannaturale.
«Io conoscevo la Tenchelle da molti anni e prima ancora che si maritasse essa abitava in contra’ Porta Nova e la vedeva assieme alle prostitute per cui io calcolai e intesi anche dalla pubblica voce che essa in quell’epoca esercitasse il mestiere di prostituta. È poi generale credenza del volgo che quella donna avesse un potere sovrannaturale ed intesi a dire che essa vantavasi di far dare per esempio uno schiaffo a una persona senza che ne sapesse la provenienza. Quando fu strozzata intesi la gente di tutte le contrade per le quali io come venditrice girovaga di limoni avevo occasione di passare che diceva:
“Sarebbe stato meglio che fosse morta dieci anni prima perché così non avrebbe fatto altri striaggi per nessuno”.:
Lucia venditrice di legna e carbone che sta a San Silvestro mi disse che si erano di mezzanotte recate colla Tenchelle ai Nani di S. Bastian per ottenere che essa mediante l’arte che possedeva facesse loro ritornare gli amanti perduti. Mi dicevano che quella donna le appartò in un determinato punto, e poi si allontanò da loro dicendo che andava ad evocare il diavolo e che poi tornata sbigottita e coi capelli scompigliati loro narrava che non avea potuto saper niente perché il diavolo esigeva degli altri soldi, e se non glieli dava la avrebbe soffocata. In seguito a ciò quelle donne avevano consegnato dell’altro denaro a quella donna la quale, dopo d’essersi di bel nuovo allontanata fece ritorno, dicendo che aveva sepolto il denaro perché il diavolo potesse prenderselo, e che aveva fatto tutto, volendo dire che con questo che aveva fatto la pace e che gli amanti sarebbero ritornati.
Ma quelle donne non ebbero più a vedere gli amanti e neppure vollero più vedere la Tenchelle.
In seguito alla morte della Tenchelle io ebbi occasione di vedere la Cremasco, e io le dissi:
“La Tenchelle non mena più nessuno ai nani si san Bastian!” e dietro ciò abbiamo riso della credulità della gente.
testimonianza di Dorotea de Bastiani, venditrice di limoni, 24 luglio 1882
«Fin da quando aveva osteria in Pusterla vi veniva qualche volta certa donna piccola bruna che io conoscevo per Tenchelle, ella prendeva qualche bicchiere di vino ed andava millantando di avere un potere straordinario, che ella volendo avrebbe fatto comparire improvvisamente un individuo anche da luoghi lontani. Io non dico che le prestassi un’intiera fede, ma una qualche impressione quei racconti esercitavano sul mio animo, tanto più che le millanterie della Tenchelle erano accompagnate da una buona dose di ostie e sacramenti. Una volta le dissi che avevo un certo disturbo al cuore, ed essa mi diceva che io era stregata da certa Lovato e mi suggerì che mi provvedessi di una bozzetta d’acqua santa e che la tenessi nella mia stanza. Ad onta di ciò i miei incomodi continuarono ed io informai la Tenchelle la quale mi disse che dessi dieci franchi per impiantare una bisatta nel muro ed altra della robba che essa non palesava sul muro, e siccome io mi rifiutai ella soggiunse che così la Lovato mi avrebbe fatto morire.
Io le dissi che quando ella mi assicurava che il mio male proveniva dalla Lovato io avrei fatta chiamare la Lovato dalla Pretura. Da quel giorno in poi non la vidi più e in capo a qualche mese da allora intesi che era stata strozzata. A dire il vero non me ne dispiace, perché così non farà più male a nessuno.
Quando si sparse la notizia tutte le persone che venivano alla mia osteria dicevano:
Questa volta el diavolo ga strozza’ la stria!».
testimonianza di Maddalena Berlato, caffettiera al Duomo, 22 settembre 1882«Certa Luigia Rigoni moglie di Segato Angelo fratello della Tenchelle mi narrava più fatti che dimostravano quanto la Tenchelle fosse potente.
Mi diceva che una sposa avendo il marito infedele aveva incaricato la Tenchelle perché avesse a far morire la sua rivale.
Mi disse che queste donne malefiche si tengono in tasca della polvere d’osso di morto e che la gettano addosso alla persona che vogliono far morire.
Mi soggiunse che la Tenchelle aveva infatti gettato la polvere addosso alla rivale della sposa ma che non avendo potuto gettarla bene la rivale non era morta, ma era stata soltanto ammalata.
Mi raccontò anche che simili donne malefiche mettono tre carte in terra, vi collocano sopra un cuore di pollo estratto da un pollo vivo con degli aghi in croce, voltano i quadri dei santi che fossero appesi alle pareti, proferiscono un turbine di bestemmie e per questa guisa riescono ad ottenere dei dialoghi con Satana e dei prodigi per di lui influenza».
testimonianza di Santa Dalla Rovere, madre dell’imputato, 8 novembre 1882«Mia cognata si dava l’aria di predire il futuro e faceva le carte. Tutto per mangiare qualche cosa alle spalle di qualche minchione».
testimonianza di Luigia Fregoni, moglie di Angelo Segato, 24 luglio 1882
Nel corso del processo, a fronte della indubitabile colpevolezza di Valente, i giudici non mancano di sottolineare la cattiva fama di cui godeva la Tenchelle. Nella requisitoria del 7 febbraio 1883 l’accusa si esprime in questi termini:
«Nel 6 luglio 1882 sui colli Berici Maria Segato moriva strozzata dalle mani di Valente Riccardo.
Moriva vittima di un pregiudizio, e di quella superficiale istruzione che scompagnata dall’educazione del cuore è causa frequente di falsificazioni e malefici.
La Maria Segato sembra fosse donna demoralizzata e di pessima condotta, che in età più che matura come altre sue pari s’era data al mestiere di indovina col giuoco delle carte, speculando così e ritraendo un qualche lucro dalla cecità e superstizione delle donnicciole di cui inquisiva le passioni amorose.
Il Valente restò orfano del padre, fu all’Istituto degli orfani, indi quale operaio e domestico si guadagnava onestamente la vita, consegnando il ricavato del suo lavoro alla madre da cui era amatissimo […] Il 10 maggio 1882 si recò a Bologna per trovare occupazione e per sottrarsi alle influenze della Segato che s’era posto in mente fosse la causa delle sciagure sofferte in famiglia e della malattia della madre.
A Bologna non ebbe fortuna per cui ritornò a Vicenza fermo nel pensiero che la Segato non fosse estranea alla malattia di sua madre. Si incontrò con lei il 5 e il 6 luglio e quella donna con segni e dichiarazioni sempre più gigante quell’idea, per cui determinò di disfarsi della maligna».
Nella sentenza del 23 marzo 1883 la Corte riconobbe a Valente un parziale vizio di mente, ammettendo a suo favore «la semi forza irresistibile nonché le circostanze attenuanti» in virtù del quale la pena fu ridotta a 6 anni di carcere.
a cura di F. Bortoluzzi