Archivi
L’Archivio di Stato di Vicenza conserva la documentazione prodotta dalle istituzioni preunitarie e da quelle statali post-unitarie comprese nel territorio della provincia, nonché archivi di privati di famiglie, persone e altri enti dichiarati di interesse storico.
Il materiale archivistico è consultabile presso la Sala di studio, dove personale e strumenti di ricerca sono a disposizione degli utenti.
L’Archivio di Stato conserva documentazione, prevalentemente afferente al territorio della provincia di Vicenza, organizzata nelle seguenti tipologie di archivi:
• Archivi degli organi periferici, delle magistrature e degli uffici di antico regime e pre-unitari
• Archivi degli organi periferici dell’amministrazione statale italiana
• Archivi delle corporazioni religiose soppresse, delle scuole di devozione e delle arti
• Archivi notarili
• Archivi privati di persona e famiglie
• Tutti gli altri archivi e singoli documenti che lo Stato abbia in proprietà o in deposito o in comodato d’uso
Informazioni dettagliate sul patrimonio documentario dell’Istituto sono reperibili nel Portale Sias (Sistema Informativo Archivi di Stato).
Per la consultazione degli strumenti di ricerca disponibili relativi agli archivi conservati presso l’Istituto si rimanda al Portale SAN – Strumenti di ricerca online.
Le informazioni relative al patrimonio dell’Archivio di Stato di Vicenza disponibili in entrambi i portali sono in continua implementazione.
Per una panoramica complessiva sui fondi conservati presso l’Archivio di Stato di Vicenza si rimanda invece all’Indice dei Fondi dell’Archivio di Stato di Vicenza.
Gli antichi regimi
L’antico periodo comunale ed i governi signorili degli Ezzelini, dei Carraresi, degli Scaligeri e dei Visconti, succedutisi a Vicenza nel Duecento e nel Trecento, hanno lasciato soltanto scarse tracce documentarie, che sono rinvenibili nei complessi archivistici dei conventi e dei monasteri vicentini, e nei fondi d’alcune famiglie nobiliari.
Con la “dedizione” del 1404 alla Repubblica di Venezia il governo della città venne affidato a due patrizi veneziani, un Podestà e un Capitanio, il primo con funzioni amministrative e giudiziarie e il secondo con compiti militari e finanziari.
Il territorio, suddiviso in Vicariati e Podesterie, fu in parte controllato dai Vicari, eletti dal consiglio cittadino, ed in parte da Podestà inviati direttamente dalla Serenissima (ciò vale per Marostica e Lonigo). L’amministrazione della giustizia penale fu affidata alla Corte pretoria formata dai Rettori e dal loro seguito (Vicario pretorio, Giudice del Maleficio e Giudice della Ragione) e al Consolato, antica magistratura comunale, composta da dodici nobili eletti dal Consiglio Maggiore della città e sopravvissuta ai mutamenti istituzionali.
Dell’attività di queste due magistrature ci restano i soli registri delle sentenze criminali o Raspe (1643-1797), che comprendono, in verità, anche i deliberati della Commissione criminale democratica (1797 luglio – 1798 febbraio) e del Tribunale criminale (1798-1807), appartenenti non più al periodo veneto, ma alla dominazione austriaca e napoleonica.
Più articolata e completa risulta invece la produzione documentaria delle Magistrature giudiziarie civili (1449-1805), le quali si suddividevano nei vari banchi del Sigillo, della Ragione, del Bue, del Cavallo, del Pavone e dell’Aquila, presieduti rispettivamente dal Podestà o dal Vicario Pretorio, dal Giudice della Ragione e da giudici cittadini. Nell’Ufficio del Registro (1417-1657) venivano trascritti integralmente gli atti rogati dai notai della città e del distretto. I testamenti venivano anche materialmente depositati presso l’ufficio e questa prassi ha dato luogo alla serie definita Testamenti in bombacina (1400-1657).
Nell’archivio dell’Estimo (1427-1810) si conservano le numerose serie documentali che testimoniano l’attività svolta dai diversi uffici che s’occuparono con diversa competenza dell’imposizione fiscale dagli inizi del Quattrocento fino ai primi anni dell’Ottocento quando s’avviarono le operazioni catastali napoleoniche. Ad esse si affiancano le carte prodotte e ricevute dai cancellieri della Camera Fiscale per la riscossione delle “gravezze” imposte da Venezia. Nel fondo sono incluse alcune rilevazioni grafiche di interi comuni o di porzioni di essi, di epoche diverse (secoli XVII e XVIII), raccolte per lo più dalla Commissione Censuaria Dipartimentale, tra il 1808 e il 1810, per la stesura delle mappe d’avviso.
Il regno lombardo veneto
La prima dominazione austriaca (1798-1805), oltre alla documentazione aggregata ai fondi delle istituzioni venete, ci ha lasciato anche le Notifiche della Commissione del Censo (1805), che rappresentano un primo tentativo, peraltro non portato a termine, nello sforzo di superare il sistema tributario veneziano basato su quote fisse o “carati”, attraverso delle denuncie personali delle fonti di reddito.
Durante il regno italico Vicenza, con il suo territorio, formò il dipartimento del Bacchiglione. A questo periodo appartengono i fondi del Commissariato di Polizia di Vicenza (1807-1812), dello Stato civile napoleonico (1806-1816) e un frammentato complesso di liste di coscrizione(1806-1862), relativo al solo distretto di Vicenza e esteso a coprire anche la dominazione austriaca. È persa, invece, la documentazione della Prefettura.
Con l’età napoleonica anche a Vicenza iniziarono i lavori per la stesura delle mappe e dei registri che, uniti a quelli prodotti dagli Austriaci prima e dagli Italiani poi, andarono a costituire il grande e misto fondo del Catasto (1808-1960 ca). In esso, rispettando la successione cronologica dei diversi interventi e regimi che li disposero, distinguiamo, a partire proprio dalla dominazione napoleonica, un Catasto napoleonico, con mappe e registri, il Catasto austro-italiano, anch’esso nella sua configurazione di mappe e registri, ed il Catasto unitario o italiano, che offre documentazione relativa alla gestione dei Terreni (mappe e registri) e dei Fabbricati (registri) solo parziale.
Con la patente sovrana del 7 aprile 1815 la provincia di Vicenza entrò a far parte del regno Lombardo-Veneto. La documentazione più consistente riguarda il Tribunale civile e penale (1816-1871). Della massima autorità di governo, la Delegazione provinciale, ci restano solo i carteggi riservati con i Commissariati distrettuali e la Luogotenenza di Venezia, per il solo periodo 1858-1866.
L’unità nazionale
Per il periodo italiano la parte preponderante spetta agli archivi giudiziari: Tribunale di Vicenza (1871-1931), esclusi i volumi delle sentenze, Pretura di Thiene (1871-1939) e Pretura di Valdagno (1871-1939), costituiti entrambi dai soli registri di sentenze e di verbali di udienze; Corte d’assise (1871-1923). Si ricordano ancora lo Stato civile italiano (1871-1887, 1889-1900) dei Comuni compresi nella circoscrizione giudiziaria del Tribunale di Vicenza, la documentazione del Comitato di liberazione nazionale provinciale (1945-1946), la serie dei Danni di guerra (1940-1971) proveniente dalla cessata Intendenza di finanza di Vicenza, i complessi dei registri dei Ruoli matricolari (classi 1850-1931) e delle Liste di Leva (classi 1848-1946) del Distretto Militare, l’archivio dell’Ente nazionale di assistenza agli orfani dei lavoratori italiani, in sigla E.N.A.O.L.I. (1945-1976), gli atti dell’Unione nazionale ufficiali in congedo d’Italia, in sigla U.N.U.C.I. (1945-1959), frammenti degli archivi dell’Ispettorato provinciale dell’agricoltura (1962-1972), del Pubblico Registro Automobilistico (1927-1952), del Provveditorato agli Studi (1948-1980) relativo alle sole funzioni di Edilizia scolastica e del Patronato scolastico, dell’Ufficio di revisione della stampa (1915-1919), della Prefettura (1946-1970) limitatamente all’Ufficio elettorale provinciale, della Questura (1941-1945) nella serie specifica degli Internati civili ebrei e in alcune disposizioni di massima. Alla data del 29 dicembre 2015 la Questura ha consegnato le carte relative alle stragi così come richiesto dalla Direttiva del Presidente del Consiglio del 22 aprile 2014.
Complessi archivistici particolari
Gli Atti dei notai di Vicenza abbracciano un arco cronologico che va dal 1359 al 1914. Sono i documenti redatti dai notai su richiesta dei privati per attestare le modifiche intervenute nella sfera dei loro diritti: compravendite, mutui, locazioni di beni, donazioni, testamenti. Conservati dai notai medesimi e dalle loro famiglie, concentrati in un particolare archivio definito “dei notai defunti”, costituito dal comune di Vicenza fin dall’inizio del Quattrocento, sono stati riuniti, nell’Archivio notarile del distretto di Vicenza, poi dei distretti riuniti di Vicenza e Bassano del Grappa, in conseguenza della disciplina del notariato emanata dal governo napoleonico, nel 1806 e sono confluiti, infine, in Archivio di Stato (e continuano a farlo) dopo cent’anni dalla fine dell’attività del notaio.
Il complesso documentale delle Corporazioni religiose (1004 copia -1810) comprende gli archivi degli enti religiosi soppressi dalla Repubblica di Venezia nella seconda metà del Settecento e quelli indemaniati dalle autorità francesi nel 1806 e nel 1810. Sono archivi di monasteri, conventi e confraternite (anche dette scuole). In essi sono conservate circa 30.000 pergamene, che costituiscono una fonte preziosa non solo per la storia degli enti produttori, ma anche per quella delle istituzioni civili e religiose presenti nella città e nel territorio.
Il documento più antico, in originale, risale all’anno 1020 e si trova tra le carte del monastero dei Santi Felice e Fortunato di Vicenza. Le più antiche testimonianze documentarie sono appunto costituite da lasciti “pro anima” a favore di enti religiosi.
In questo stesso complesso sono confluite le carte delle fraglie di arti e mestieri e quelle dei collegi dei giuristi e dei medici, tutte prive delle rispettive disposizioni statutarie, che sono rimaste nella civica Biblioteca Bertoliana di Vicenza. Diversa è, invece, la situazione del Collegio dei notai (1270-1806), che propone, a partire dalla fine del XIII secolo, una serie ininterrotta di statuti, matricole e deliberazioni.
L’Archivio di Stato conserva ancora i documenti dell’Ospedale di San Marcello, poi San Rocco (1234-1993), antico ente assistenziale, fondato dalla confraternita dei Battuti nella metà del Trecento. Rivolto inizialmente, come tutti gli altri ospedali, alla cura generica di vecchi, malati, poveri e vedove, esso finì per specializzarsi, dalla metà del Quattrocento, nell’accoglienza di neonati abbandonati.
Gli archivi privati e di famiglia
Si ricordano ancora diversi archivi familiari che, a vario titolo, sono stati consegnati all’istituto vicentino, come quelli dei Caldogno, dei Capra, dei Trissino, dei Velo, dei Muzani, dei Porto-Garzadore, dei Borgo, dei Franco-Muttoni, Clementi degli Albizzi e quello dei Piovene Orgiano, nel quale sono confluiti, a causa di matrimoni e di questioni ereditarie, anche gli archivi delle case Monza, Cavalcabò, Ferramosca, Arnaldi e Tornieri. Ricca e interessante è la documentazione pergamenacea e grafica in essi contenuta.