1447: Vicenza nell’impronta del tempo. Il sigillo più antico del Comune di Vicenza
Vicenza è tutta qui, racchiusa in un’impronta di cera sotto carta del diametro di soli 3 cm. Lo chiamano sigillo, il segno inciso da una matrice: contiene una figura e una legenda, può essere rotondo o a navetta, aderente o pendente, e della materia più diversa, carta, cera, piombo, bronzo, argento e oro. È sempre intrinsecamente legato ad un pezzo di carta o di pergamena, ad un documento.[i]
Era il 1447 ed eccola Vicenza: la città orgogliosamente si rappresenta con un tratto di mura circolare con due torri merlate e sul fondo un palazzo pubblico con merlatura, preceduto da una porta o da una doppia scalinata, e affiancato da un’alta torre.
È solo un’immagine idealizzata e stilizzata o realistica e quelle sono strutture effettivamente esistite?
Qualunque sia la risposta di sicuro questo è il sigillo più antico del Comune berico prima che, col procedere della dominazione veneziana, si fissasse nel tipo più semplice e meno identitario di una croce.
Correva l’anno 1447, dicevamo, e il palazzo civile, quello che oggi conosciamo come Basilica, era formato da due strutture, un palatium vetus, ormai in condizioni sempre più precarie, e un palatium Comunis che, dopo l’ennesimo incendio e diversi ripetuti crolli, venivano ristrutturate, tra il 1449 e il 1459, andando a costituire un unico manufatto[ii].
Il sigillo, lo si sa, convalida e garantisce la volontà espressa nel documento.
E quelli erano tempi nei quali un segno materiale doveva rendere immediatamente riconoscibile il titolare che aveva manifestato la sua decisione e pubblicato quel documento.
Dal 1404 Vicenza era entrata nel dominio veneziano ed era governata da rettori inviati dalla Serenissima, un podestà e un capitano, mentre il territorio, diviso in 11 vicariati maggiori e 2 minori e 2 podesterie -sottoposte al controllo veneziano-, era amministrato dalle autorità cittadine.
1447: Vicenza nell’impronta del tempo. Il sigillo più antico del Comune di Vicenza
E questo è il decreto di nomina di Pietro di Antonio Velo a vicario di uno dei distretti, quello di Malo. E la carta, la testimonianza scritta di quell’incarico, deve rendere visibili le due autorità che hanno emanato il provvedimento, quella veneziana nella persona del podestà Ludovico Foscarini e quella civica dei deputati alle cose utili. Annunciati dalle parole … sigillorum sancti Marci et comunis Vincentie impressione muniri… compaiono sulla sinistra il san Marco nella figura del leone e sulla destra il sigillo di Vicenza. L’uno e l’altro così ricchi di significato e di storia nell’immagine, ma così fragili e delicati nella materia, la cera sotto carta, che il tempo ha in parte consumato e la nostra memoria trascurato.
a cura di Maria Luigia De Gregorio
archivista e paleografa
[i] G. C. Bascapé, Sigillografia: il sigillo nella diplomatica, nel diritto, nella storia, nell’arte, Vol I : Sigillografia generale: i sigilli pubblici e quelli privati, Milano 1969
Il sigillo nella storia e nella cultura, a cura di S. Ricci, Roma 1985
[ii] Le pietre della Basilica. La costruzione del Palazzo della Ragione dal ‘400 al ‘900, a cura di M. Barausse, F. Barbieri, G. Lotto e M. Piana, Quaderni del museo Palladio 6, 2003