A partire dalla Domenica di Carta 2023, l'Archivio di Stato di Vicenza ha presentato una selezione di documenti del periodo 1943-1945, in cui la città vive l'esperienza dei bombardamenti.
La mostra virtuale, a memoria del lavoro svolto, offre un percorso dalla propaganda relativa alle misure sulla guerra anti-aerea agli effetti dei bombardamenti sulle attività produttive, fino alle testimonianze amministrative della ricostruzione.
In Italia, la costituzione a livello centrale di un ufficio che si occupasse della protezione antiaerea è del 1929. Nel 1934, questo ufficio diviene il Comitato centrale interministeriale di protezione antiaerea, che fa capo al Ministero della guerra. Sul territorio, agisce a livello provinciale, attraverso Comitati presieduti dal prefetto.
Il piano di protezione antiaerea comprende:
- oscuramento;
- allarme;
- rifugi;
- sfollamento;
- protezione sanitaria, antigas e antincendio;
- protezione patrimonio culturale;
- rimozione ordigni inesplosi.
Tra i compiti assegnati a questi uffici vi è l’addestramento della popolazione ad un possibile attacco dal cielo, di cui la propaganda si occupa in modo capillare: viene coinvolto l’Istituto Luce, che produce dei filmati, e si realizzano manifesti che trovano ampia diffusione.
I manifesti presenti nella mostra di Vicenza fanno parte di una serie commissionata a Celsio Moroni tra il 1936 e il 1937 e stampata da Mondadori. Ne sono presenti solamente alcune porzioni, riutilizzate come carta da riciclo per impacchettare i registri di classe all’interno di un archivio, e restaurate dalla nostra collega Sandra Maria Trenti. Accanto a questi documenti, le copie di esemplari conservati da altri istituti italiani permettono di farsi un’idea del manifesto nella sua interezza originaria. Le immagini rendono visivamente l’idea delle misure che vengono adottate per la protezione antiaerea.
1/3
Manifesti sulla difesa anti-aerea
Esposizione all’Archivio di Stato di Vicenza
A Vicenza, come in tutte le città, c’è un sistema di allarme. Sulla torre Bissara e sui campanili di alcune chiese sono installate delle sirene, mentre la centrale di diramazione degli allarmi si trova al piano terreno del Comune, a Palazzo Trissino. La planimetria qui esposta fu elaborata dall’Ufficio tecnico del Comune in occasione di lavori di blindamento della centrale.
La centrale di segnalazione degli aerei in volo è invece a Padova, a cui fanno riferimento anche Rovigo, Venezia e Treviso. La centrale inizia la cronaca aerea, a registrare cioè i movimenti dei velivoli, ad una distanza di circa 240 km dalle singole città, nell’area segnata in rosso nel disegno esposto.
Quando la distanza si riduce a 120 km (area in arancio) vengono allertate le singole città e attivato il sistema di allarme nei territori a rischio bombardamento. Ci sono più linee di comunicazione, tra cui quella con i Comandi tedeschi che hanno sede nelle città. Per comunicare con loro, agli operatori viene fornito un elenco di riferimento di parole ed espressioni da usare per segnalare tipo e numero di velivoli, direzione e così via.
Specifiche norme tecniche stabiliscono le caratteristiche comuni e quelle specifiche per ogni tipologia di ricovero. In tutti i rifugi devono esserci almeno due ingressi affacciati su spazi esterni distinti, in modo da avere un’alternativa se uno fosse stato bloccato o ostruito. Devono poi esserci sufficiente ricambio d’aria, sicurezza antigas, illuminazione, servizi igienici, ambienti asciutti. Ogni apertura deve essere protetta da paraschegge; all’interno devono esserci pale e badili per liberare, se necessario, le uscite, panche e sedie per sedersi, una minima dotazione di pronto soccorso. Un’apposita segnaletica indica la direzione delle uscite.
Dopo l’8 settembre 1943 a Vicenza si insedia il Comando di piazza tedesco, basato nei locali dell’Albergo Roma, che si trovava lungo il Corso, davanti all’attuale Cinema Roma, già all’epoca presente come Cinema Teatro Roma. Una delle prime richieste formulate all’Ufficio tecnico del Comune è la realizzazione di un proprio rifugio antiaereo chiudendo alcuni spazi dei sotterranei sotto la platea del teatro.
L’albergo Roma diventa un grande deposito di oggetti che all’occorrenza vengono spostati ad uso delle truppe: letti e materassi per alloggiare le truppe di passaggio in altre caserme, stoviglie a servizio della preparazione e distribuzione dei pasti, arredi, suppellettili, mobili.
Alla fine della guerra, diversi provvedimenti prevedono la possibilità di richiedere un risarcimento per danni legati alla guerra vera e propria, a requisizioni e danni per atti non di combattimento e per i debiti contratti dalle formazioni partigiane. Il gestore dell’albergo presenta quindi richiesta di risarcimento all’Intendenza di finanza di Vicenza, allegando alla domanda ben 5 inventari di beni sottratti in cui è elencato un po’ di tutto, biancheria, letti, sedie, poltrone, mobili, pentole, stoviglie e persino il pianoforte!
Sono state selezionate alcune attività economiche, per le quali l’Archivio di Vicenza conserva le testimonianze di questi eventi. Una mappa dell’inizio degli anni Quaranta ci permette di localizzarle sul territorio.
Dopo la guerra, a differenza del teatro, il fabbricato viene ricostruito e torna ad essere cinema fino ad una quindicina di anni fa.
La ditta Ivem, Industrie Vicentine Elettromeccaniche, collocata lungo l’attuale viale Verona all’angolo con via D’Annunzio, fu bombardata per ben tre volte nella primavera del 1944: il 26 marzo, il 2 aprile e il 14 maggio.
Fin dal primo attacco aereo la maggior parte dei reparti produttivi viene compromessa: riescono a ripartire solo le attività di fonderia, carpenteria e forgia, mentre le altre vengono trasferiti in altre sedi. La mostra presenta un’interessante planimetria realizzata dopo i bombardamenti, che ci rivela anche una bomba inesplosa.
Ben due volte l’edificio è colpito dalle bombe, il 18 marzo e il 2 aprile 1944. Tutte le materie prime (marmellate, zucchero, essenze per caramelle) vanno perse, così come i fogli per gli incarti.
Le foto dello studio Sandrini mostrano cosa resta degli interni della fabbrica: macerie, barili allineati non più utilizzabili, tantissime scatole in latta per confezionare sia le caramelle sia le marmellate andate distrutte. Si era salvata solo una macchina per pralinare la frutta secca.
1/3
Zanon e Silvestrello
Danni dei bombardamenti – foto studio Sandrini
Il catalogo dei prodotti in commercio nel 1943 era stampato su cartoncino e vi si potevano segnare i farmaci che si intendevano acquistare, si metteva il proprio indirizzo, si affrancava e si spediva via posta come una richiesta d’ordine.
Il 14 maggio 1944 le bombe cadono sullo stabilimento, causando seri danni, ma il problema principale è l’ingombro delle macerie che ostacolano la messa in sicurezza dei reparti e la ripresa dell’attività. Gaetano Zambon ne riferisce al capo della Provincia, che invia del personale per aiutare nelle operazioni di sgombero, in modo che la produzione possa riprendere.
Gravi sono invece i danni ai laboratori per la ricerca, in cui vanno distrutti non solo i mobili, ma anche tutta la strumentazione in vetro e i macchinari, di cui è esposto l’elenco delle attrezzature. Tra di esse è presente un microscopio il cui valore viene dichiarato in 16.000 lire dell’epoca.
Al danno si aggiunge la beffa: la requisizione dell’automobile di Gaetano Zambon, una Lancia Ardea, da parte del Comando tedesco il 5 settembre 1944.
Il 28 aprile 1945, quando Vicenza viene liberata, la città è costellata di macerie ed edifici con danni, crolli, puntelli. Ma la vita riprende rapidamente: già durante l’estate i rifugi antiaerei vengono smantellati, ed il materiale edile recuperato viene subito riutilizzato. In attesa di ricostruire gli edifici compaiono in molti punti della città chioschi dei giornali e per la somministrazione di bevande.
Ripartono subito anche i lavori di ricostruzione. Vicenza, che ha subito gravi danni, viene ricompresa tra le città che avranno un vero e proprio Piano di ricostruzione, strumento previsto da un decreto del Ministero dei lavori pubblici.
Anche piazza dei Signori torna all’antico splendore: viene ricostruita la cupola della Basilica, si riparano le colonne scheggiate e rovinate. Di questi due ultimi interventi, sono presenti in particolare nell’Archivio di Vicenza i contratti di appalto tra il Comune e le ditte interessate, la Marmisti, scultori e decoratori di Vicenza e l’impresa edile Giuseppe Maltauro.
1/3
Documentazione amministrativa
Ricostruzione dopo i bombardamenti documentata nell’Archivio di Vicenza